Tesoro sabaudo, tesoro italiano

Piazza CLN

Nel pieno centro di Torino, sorge una delle piazza più piccole, più belle e più ricche di storia e ricchezza d’Italia.

Si chiama Piazza CLN e oggi ospita una delle abitazioni più prestigiose di cui ci siamo occupati finora col nostro lavoro – per leggere l’intera storia, ecco l’episodio 1 e l’episodio 2.

Per questo ci sembrava giusto raccontare la storia di questa Piazza e del suo nome che oggi sono tra i simboli non solo di Torino, ma d’Italia.

Prima del CLN

Da sempre, fin dai tempi dei romani, Torino e il suo centro sono un crocevia strategico all’interno di una città di rilevante importanza commerciale e di mercato.

L’antica Piazza presentava una configurazione diversa da quella che vediamo oggi. In epoca medievale, era un’area occupata prevalentemente da abitazioni e piccoli edifici che rappresentavano la vecchia rete urbana torinese.

Infatti, non c’era una vera e propria piazza ma piuttosto un coacervo di vie e viuzze che portavano verso il centro città. Era tutto molto stretto, caotico e con uno sviluppo poco pianificato e spontaneo.

Gli anni ‘30 e il razionalismo

È solo nel ‘900 che la Piazza, da quel crocevia spontaneo e caotico, inizia a prendere la forma che oggi l’ha resa iconica. Siamo negli anni ‘30, nel pieno dell’epoca fascista, e l’architettura è fortemente orientata al razionalismo e alla grandeur.

L’idea di riorganizzare l’area nacque all’interno di un progetto più ampio di riqualificazione urbanistica finalizzata a conferire alla città un nuovo aspetto moderno e razionalista. 

La ristrutturazione della Piazza partì dalla demolizione degli edifici medievali preesistenti dalla quale si ricavò lo spazio a una piazza ampia e simmetrica, allineata con il nuovo asse viario che collegava Piazza San Carlo con la stazione di Porta Nuova.

L’opera architettonica fu affidata all’architetto Marcello Piacentini, esponente di spicco della cultura dell’epoca, rigida e monumentale ed espressione del razionalismo di regime, votato all’ordine e alla funzionalità imponente.

Non è un caso che, proprio su questa base, nel 1938, furono poste nella Piazza le due fontane che ancora oggi rendono iconica la Piazza. Si tratta delle due opere, realizzate dallo scultore Umberto Baglioni, che rappresentano i due fiumi della città di Torino, il Po e la Dora, raffigurati come statue antiche.

Il Po è un uomo possente, barbuto, rappresentante di forza e abbondanza; la Dora, invece, è incarnata da un’elegante donna, simbolo di fertilità delle acque che da sempre lambiscono e attraversano Torino.

Il secondo dopoguerra e il CLN

La vera Piazza, quella che oggi conosciamo e tutti i torinesi e i visitatori attraversano ogni giorno, prende il nome dal post-fascismo.

CLN sta infatti per Comitato di Liberazione Nazionale. La scelta del nome riflette la nuova Italia, quella capace di risollevarsi dopo il regime, il nuovo profilo della città e la sua posizione nell’antifascismo.

Oggi la Piazza mantiene la sua configurazione, quella acquisita durante il ventennio, ma si riappropria della sobrietà architettonica, del suo fascino e della sua animosità.

Resta sempre, com’era fin dai tempi dei romani, un crocevia di persone, mezzi, merci, anche per via della sua vicinanza a Piazza San Carlo, Porta Nuova e Piazza Castello. Ma è anche una rinascita grazie alla presenta di boutique, negozi, caffè che animano la zona.

Una piccola chicca, soprattutto per gli amanti del cinema: Piazza CLN è una delle location più iconiche di Profondo Rosso, il capolavoro horror del 1975 di Dario Argento.

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