Revigliasco Torinese, un piccolo borgo, a pochi chilometri dal capoluogo piemontese. Uno di quei piccoli tesori che rendono ogni parte del nostro paese preziosissima. Uno di quei bei luoghi in collina, silenziosi e con le strade strette e antiche che i nostri nonni percorrevano per scendere in città.
Da vedere e visitare, straordinariamente bello. Per un’impresa di costruzioni come la nostra, invece, una sfida importante. Ecco perché.
La fase preliminare del progetto
Il nostro compito era quello di ristrutturare il tetto di una villa indipendente, una vecchia cascina immersa nel verde di alberi e montagne e incastonata tra altri fabbricati.
Ci siamo resi conto fin da subito che la sfida sarebbe stata la gestione – rispettosa di ambiente e persone – del cantiere, della logistica e dell’accesso all’aria. Gli spazi erano strettissimi e l’accesso limitato.
Non era dunque possibile utilizzare l’opzione a cui immediatamente chiunque avrebbe pensato, la gru, né era possibile utilizzare camion di grande portata per trasportare tutti i materiali (con annesso smaltimento) in quelle strette strade di Revigliasco.
La soluzione è stata il disegno di soluzioni logistiche specifiche e su misura, selezionando non solo i mezzi uno per uno ma anche i subappaltatori in grado di lavorare in condizioni così limitate.
Grazie ad un’attenta pianificazione e all’uso di mezzi specializzati, siamo riusciti a ottimizzare i tempi e minimizzare gli ostacoli.
Come superare gli imprevisti
GMR non si occupa direttamente di smaltimento eternit e amianto. Ma alle volte, quando ci troviamo a lavorare con fabbricati datati e costruiti secondo regole ormai contrarie alle moderne lavorazioni, può capitare di trovarsi dinanzi a questi materiali.
È il caso di questo progetto.
Nella fase iniziale del progetto non era possibile ispezionare direttamente il tetto oggetto della lavorazione, né dall’alto né dall’interno. Ovviamente abbiamo condotto un’indagine preliminare con drone e altra strumentazione, che però non ci permetteva di andare in profondità. Per farlo abbiamo dovuto attendere l’avvio dei lavori.
A questo punto, durante i sondaggi dell’area, abbiamo individuato un’ondulina sotto la copertura che aveva il tipico aspetto di materiali non conformi a legge. Conformemente alle regole previste in queste circostanze, abbiamo prelevato un campione dell’ondulina e portato in laboratorio. Una volta accertata la presenza di eternit, abbiamo subito avviato le pratiche con l’ASL e coinvolto una ditta specializzata per la rimozione del materiale. Solo il giorno successivo, una volta rimosso tutto in sicurezza, abbiamo aperto ufficialmente il cantiere.
Anche un tetto può avere soluzioni creative
Il lavoro vero e proprio è iniziato solo dopo la rimozione dell’eternit. La progettazione è iniziata dal disegno costruttivo-esecutivo tridimensionale del tetto. La tipologia di cascina non ci permetteva di alzare troppo le quote: dovevamo in sostanza rispettare le altezze previste, tenendo fede al progetto e alla resa finale che volevamo ottenere. La soluzione doveva essere esteticamente gradevole e funzionale al mantenimento del tetto.
Abbiamo optato per un sistema di passafuori, ovvero travetti finti che fuoriescono dal tetto finito e sono inseriti nello spessore dell’isolante. Questa tecnica permette di alleggerire visivamente la struttura senza compromettere la resistenza e l’isolamento termico.Alla fine, tutto il nostro lavoro si risolve nel rendere reali e concrete le idee.
Spazi piccoli, squadra organizzata
Per un progetto di questo tipo – completato in soli 27 giorni – con limiti di tempo, spazio e imprevisti soliti di cantiere, il fattore decisivo è senza dubbio l’organizzazione di mezzi e persone.
La logistica dei materiali è stata curata nel dettaglio, con programmazioni serrate nello scarico e nell’assemblaggio dei pezzi. In questo modo i carpentieri e le altre maestranze potevano trovare materiali e mezzi a disposizione esattamente nel momento giusto in cui dovevano essere utilizzati.
Una sorta di lego e di gioco di costruzioni su scala più ampia.
Ecco che quindi anche la programmazione del lavoro ci ha permesso di essere innovativi anche in un progetto di costruzioni che apparentemente non poteva permetterci guizzi creativi.
La vecchia cascina di Revigliasco è ora una villa rinnovata, pronta a vivere una nuova vita, nel rispetto delle sue origini e con soluzioni moderne che ne migliorano la funzionalità e l’estetica.