Torino anni ‘30

Lusso e arte

Dinamismo, industrializzazione, arte e monumentalità. Queste sono, in breve, le parole d’ordine della Torino anni ‘30, lo stile architettonico su cui abbiamo lavorato – riuscendone a preservare gran parte – durante il progetto di San Secondo.

Prima di analizzare nel merito l’architettura di quegli anni, dobbiamo però partire da una domanda: ma com’era la Torino degli anni ‘30?

Il contesto

Torino, al pari solo di Milano, in quegli anni era la capitale del futuro. Nuove tendenze internazionali e italiane, come il razionalismo e il futurismo, erano inscindibilmente mescolate all’eredità dello stile Liberty che aveva caratterizzato i primissimi anni del ‘900.

A Torino lo sviluppo economico è il protagonista indiscusso e in città ogni singolo angolo, boutique, interno ed esterno è funzionale a far spazio all’industria. Sono gli anni di prima espansione grazie alla FIAT che richiedeva nuovi spazi abitativi per la crescente classe operaia e piccolo borghese. Questo ha spinto la città a costruire nuovi palazzi e quartieri che facessero spazio a queste nuove masse e al contempo mantenessero la bellezza di quello che oggi chiameremmo skyline.

È una Torino in movimento, una città effervescente, quella degli anni ‘30. E l’architettura rispecchia perfettamente questo dinamismo.

L’architettura

Lo stile Liberty dà il suo addio e il Razionalismo avanza. Funzionalità, semplicità e coerenza strutturale prendono il posto della raffinata eleganza dei palazzi precedenti. Le linee si fanno più pulite, i volumi più semplici e i materiali scelti con una cura mai vista prima. Eppure il Liberty ancora sopravvive, se ne sentono gli echi e l’eredità.

Un esempio di questa coniugazione Palazzo Gualino che non a caso viene terminato esattamente nel 1930, all’inizio del nuovo decennio. Il progetto è di Giuseppe Pagano e Gino Levi-Montalcini (fratello della più famosa Rita Levi-Montalcini che vincerà il Premio Nobel). Questo edificio è una perfetta fusione tra le influenze del Razionalismo. La facciata, stoicamente priva di decorazioni e ornamenti, è arricchita di ampie vetrate che illuminano ogni spazio interno, come a rendere la luce soltanto la decorazione dell’edificio.

E poi ancora, il Palazzo delle Poste di Via Alfieri del 1933. Progettato da Roberto Gabetti, questo edificio, solido e imponente, è molto sobrio nelle forme geometriche lasciandosi progressivamente andare a una particolare cura dei dettagli decorativi interni, arricchiti da opere d’arte già in linea con l’influenza del fascismo che, come nel caso di Piazza CLN, raccontato qui, diventa sempre più evidente.

Più avanti negli anni, nel 1939, sarà la FIAT a segnare un’altra evoluzione importante con la costruzione del Villaggio di Mirafiori. Qui gli spazi abitativi, sobri e funzionali alla vita operaia, sono semplici disegnati sul modello della città giardino applicato al contesto industriale torinese, un mix che ha reso da sempre Torino una città innovativa.

Che ne è stato della Torino anni ‘30?

Sono passati quasi 100 anni da allora ma Torino è ancora capace di riservare le sue sorprese. Nella commistione di stili, nel ricordo delle epoche che l’hanno resa grande e anche di quelle che l’hanno resa sovraffollata, in parte, per il boom industriale.

Gli anni ‘30, però, sono stati certamente il suo momento più bello, di slancio verso il futuro, quello che Torino non ha mai perso. Molti degli edifici costruiti in quegli anni oggi sono ancora studiati e posti come massimo esempio di eleganza e funzionalità capace di diventare parte integrante del tessuto urbano. Non solo quello precedente ma anche, magicamente, di quello che sarebbe venuto più tardi.

Archivio storico del comune di Torino

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